Quarantottesimo appuntamento con la rubrica “Poesia a confronto” sul blog “Laboratori Poesia“.
Il tema affrontato oggi è Ragni con il confronto fra poesie di Dickinson, Garcìa Lorca, Sinisgalli, Orelli.
Il ragno è una specie vivente che da sempre ha affascinato l’uomo, comparendo in molti miti cosmologici legati alla nascita dell’universo; è sia simbolo di pazienza, per la sua arte nel tessere la tela attendendovi instancabile la preda, sia raffigurazione plastica della paura dell’uomo di fronte all’ignoto, elemento quest’ultimo che ha alimentato molte storie (e più recentemente film) che lo vedono come protagonista. Molti sono stati i poeti (a partire da Ovidio con il mito della metamorfosi di Aracne) a essere stati sedotti dal fascino di questo animale. Passiamo in rassegna alcune testimonianze nel confronto di oggi.
Emily Dickinson impiega l’immagine del ragno in due sue celebri poesie: il ragno è simbolo del mistero, dell’ignoto a cui l’uomo cerca di avvicinarsi per indagarne il senso. Nella prima poesia (605) il ragno, mentre tesse la tela, è l’artefice di imprese incomprensibili per l’uomo, esplorazioni nella luce (“continents of light”), cercando di oltrepassare quel limite indicibile che però appena sfiorato diventa subito inaccessibile (“His Boundaries—forgot”). L’idea di un varco, simboleggiato dalla tessitura del ragno, varco che permetta di superare la contingenza del finito emerge con maggiore evidenza nella seconda poesia (1138): qui il ragno è artefice di un’esplorazione che dal buio cerca di raggiungere la luce attraverso il suo “arco di bianco”, di tendere a un senso altro, il solo in cui è possibile dare “fisionomia” o “fisiognomica” attendibile alla dimensione della immortalità.
[…]
EMILY DICKINSON
605.
The spider holds a Silver Ball
In unperceived Hands–
And dancing softly to Himself
His Yarn of Pearl–unwinds–
He plies from Nought to Nought–
In unsubstantial Trade–
Supplants our Tapestries with His–
In half the period–
An Hour to rear supreme
His Continents of Light–
Then dangle from the Housewife’s Broom–
His Boundaries–forgot—
605.
Il ragno trattiene un gomitolo d’argento
tra mani impercettibili
e, danzando con grazia, srotola
da sé il suo filo di perla
Si arrabatta di nulla in nulla
nelle sue imprese senza gloria
soppiantando i nostri arazzi con i suoi
nella metà del tempo
Una sola ora per innalzare maestosi
i suoi continenti di luce –
poi penzolare dalla scopa della massaia,
ogni suo sconfinamento – già dimenticato.
(Traduzione di Fabrizio Bregoli)
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L’appuntamento con “Poesia a confronto” è a martedì prossimo.
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