Sul quarto numero del blog CasaMatta appare un mio articolo che prosegue la serie di interventi in cui cerco di istituire relazioni fra tecnologia e letteratura. Questa volta si parla di equalizzazione e si cerca di comprendere come Leopardi possa essersi servito di principi affini alle tecniche di equalizzazione del segnale nelle revisioni al suo testo più noto: L’Infinito.
Tecniche di equalizzazione per L’Infinito di Leopardi
Dico nell’articolo :
[…] “In generale il segnale, durante il suo trasporto sul canale di comunicazione, può subire un insieme di alterazioni che ne rendono più complessa, se non problematica, la ricostruzione. Le motivazioni possono essere molteplici: imperfezioni nei meccanismi di ricezione e di trasmissione, variazioni di stato del canale (pensiamo alle condizioni meteorologiche, ad esempio), interferenze causate da altri segnali trasmessi sullo stesso canale, presenza di ostacoli lungo il cammino di trasmissione e, sempre presente, il rumore, cioè quell’insieme di variazioni statistiche di fondo che generano disturbi intermittenti di varia entità, che spesso dipendono dalle frequenze in gioco.
Il segnale ricevuto necessita allora di un insieme di “operazioni di pulizia” per restituirlo alla forma originaria prevista alla sorgente: l’insieme di tecniche e procedimenti che permette la ricostruzione del segnale, al netto delle condizioni che si verificano sul canale di comunicazione, prende il nome di equalizzazione. A seconda della tipologia di segnale, di canale, di algoritmi impiegati si hanno diverse tecniche di equalizzazione, con procedimenti specifici. […]
Prendiamo a esempio “L’infinito” di Leopardi, analizzando le varianti di cui disponiamo sui manoscritti ritrovati. […]
È interessante notare quali siano state le “tecniche di equalizzazione” che Leopardi ha scelto di impiegare. Alcune sono squisitamente tecniche, come la sostituzione di “e ‘l” con “e il”, equivalente ai fini metrici grazie alla sinalefe, ma più vicino all’uso corrente della lingua. Altre sono di natura eufonica o musicale, come la sostituzione di “fra” con “tra”. Molto tecnica anche la scelta di sostituire i due punti con il punto prima di “e”: si definisce una pausa ritmica più netta, come se fosse necessario riprendere fiato in modo più compiuto, riossigenarsi prima della chiusa.
[…]
Potete leggere l’articolo completo sul blog CasaMatta
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