Proponiamo questa interessante nota di lettura di Gabriella Cinti al libro “Traslochi” di Paola Pennecchi, felice esempio di osmosi e arricchimento reciproco fra poesia e fotografia.
Paola Pennecchi muove dall’adesione all’espressione come moto primordiale dei viventi: questo dato – di per sé – la inscrive in un percorso di pensiero-parola che è il suo vero viaggio. Il panismo filosofico si innerva in una trepida creaturalità, che affratella Paola alla natura, in un misticismo poetico del tutto originale. Sì, perché questa poesia volge il quotidiano – le cose – verso uno stadio sempre successivo e la metamorfosi è il passo o la falcata di questo suo volo, del TRAS- LOCARE. Si è osservata criticamente l’idea dell’abbandono che circola in questi versi, ma mi pare di cogliere in questo stato, non un rassegnato adagiarsi all’esistere bensì un morbido ma deciso dinamismo esistenziale. Nella dialettica oppositiva tra il movimento e una stabilità come presa di coscienza, Paola Pennecchi propende per il suo singolare incedere verso un oltre che la riconnetta agli stadi non umani del vivente, in una…
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Interessante e anche non semplice da comprendere ma un’ottima analisi della parola e del concetto
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