Segnaliamo all’attenzione dei lettori del blog la nuova pubblicazione del poeta Filippo Passeo dal titolo “Viaggi nell’esistenza” (prefazione di Fabrizio Bregoli), di recentissima pubblicazione per i tipi di Samuele Editore.

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Riportiamo alcuni passaggi dalla prefazione:
La poesia di Filippo Passeo si contraddistingue per l’immediatezza della dizione, per la sua volontà di comunicare e instaurare un dialogo fitto con il lettore, per la forte aderenza agli avvenimenti che accadono giorno dopo giorno nella vita quotidiana, siano essi della sfera privata (soprattutto famigliare) siano essi relativi alla società o al mondo in senso lato, con il quale il confronto è comunque strettissimo, partecipativo. Colpisce soprattutto la forte componente di umanità che fa naturalmente ascrivere questa poesia alla sfera propria della poesia dell’io, centrale e mai mascherato o disconosciuto, e in questo senso è fondamentalmente poesia lirica, soprattutto quando tratta il tema degli affetti, dei ricordi, delle relazioni con gli altri. In questo senso la poesia di Passeo è essenzialmente ancorata alla vita, alla sua esperienza esistenziale (“Voglio dire dentro e attorno a questa vita”), una poesia che tenta di rifuggire dalla letteratura (nella accezione negativa di cui parla Verlaine nella sua “Arte poetica”) o più propriamente dalla letterarietà (“Il mio lavoro è stato lontano dai libri / da aule e biblioteche da saccheggiare. / Il mio lavoro è stato sottoterra”). Lo dimostra l’uso di un linguaggio diretto, scevro da inutili intellettualismi, pur non rinnegando, soprattutto nell’impiego di certe figure e metafore, tutto il patrimonio della tradizione, lirica in primis (si considerino queste espressioni, a titolo di esempio: “il tremolio dell’alba”, “canto d’oro”, “fiore bianco sulla carne”, “verde distesa / del cielo”, “un’estasi di ansimanti sospiri”, e potremmo proseguire a lungo). Il registro rimane colloquiale, rispettoso della sintassi e dell’ordine naturale del discorso, la strutturazione delle composizioni è fondamentalmente regolare, tutta improntata a costruire un finale a effetto, dove spesso lo scarto semantico costringe a rivedere gli assunti iniziali, generando quella sorpresa che dà una coloritura particolare e mai banale alla scrittura (si legga come esempio la poesia “Lenti”).
È soprattutto il fondo di ironia che domina in molti testi (si vedano “Disforia”, “Contatti”, “Pasticceria siciliana” con il suo erotismo sopra le righe, “Funerale” o “P.S. Noi morti” in cui si sbeffeggia la morte in un paradossale abbraccio fra ossa che “sbatacchiano”), l’ironia – dicevamo – a creare una naturale empatia con il lettore, una leggerezza misurata e gestita con intelligenza che crea avvicinamento, condivisione. Non vi è mai nulla di atteggiato o di ostentato: a Passeo preme soprattutto esprimersi con sincerità, “senza abbagli” come recita il titolo di una sua poesia, senza filtri, artefatti o espedienti retorici mistificanti, in una lingua piana e tutta giocata sulla pregnanza del significato, sull’evidenza del contenuto che è il cuore pulsante della sua scrittura. […]
La sua poesia (“una fessura / per guardarvi i lineamenti della felicità”), che ha potuto esprimersi compiutamente solo dopo un’intera vita dedita al lavoro e alla famiglia (“ora, con un carico d’anni, il tempo è arrivato”), assume una forma detonante, smaniosa di dire (“eppure ciò che ribolliva / tra gola e budella / reclamava una forma”) e legata, con una metafora affascinante, alla professione di una vita: poesia dunque come “arte mineraria”, estrazione nell’interiorità dell’io, perché la miniera insegna “certo a muover[e] / nei camminamenti più profondi, / a districar[s]i tra il groviglio di dubbi / in labirintici sotterranei e / soprattutto a convivere col buio / che piomba dai pozzi / e spesso scivola alle spalle, senza paura.” E, d’altronde, era anche di Ungaretti l’idea della parola poetica come emersione dal profondo, scavo (“Quando trovo / in questo mio silenzio / una parola / scavata è nella mia vita / come un abisso” – da “Commiato” ne “L’allegria” – 1916). La poesia dunque come risorsa, come strumento per fare luce sulla vita: “Fu quando mi tirarono […]
Nel libro di Passeo il lettore si confronterà pagina dopo pagina con poesie dallo stile e dal contenuto a tratti anche dissonanti, ma capaci di distinguersi per la loro unicità di forma e ispirazione, per l’autonomia di ciascuna nella struttura polifonica che è naturale per questo lavoro. Insomma sarà per il lettore l’occasione per accogliere una voce senz’altro particolare e atipica, le sue evoluzioni e i suoi “attraversamenti”, in un quadro composito e variegato, volubile e contraddittorio come è proprio, in definitiva, della vita.
Per approfondimenti si rimanda alla scheda al sito dell’editore (Samuele Editore)
Alcuni testi tratti dal libro sono disponibili per la lettura sul lit-blog Laboratori Poesia