Oggi su Laboratori Poesia la nota di lettura all’ultimo saggio di Stefano Guglielmin dal titolo “La lingua visitata dalla neve” (Aracne, 2019) sullo “scrivere poesia oggi”.
http://www.laboratoripoesia.it/la-lingua-visitata-dalla-neve-stefano-guglielmin/

Il nuovo libro di Stefano Guglielmin, come dichiarato dallo stesso autore nell’introduzione al lavoro, è frutto della frequentazione e dello studio approfondito della poesia (vissuto sia nell’accezione critica sia nella scrittura in prima persona) condotto da più di quaranta anni sul campo, con il confronto diretto e continuativo con autori e critici (lo testimoniano anche i molti riferimenti a corrispondenze private che vengono citate nel testo), e arricchito dall’esperienza del blog “Blanc de ta nuque”, punto privilegiato di ricognizione della poesia contemporanea sul web e, negli anni ancora più recenti, sui social network. […]
Colpisce in particolare l’idea, che emerge fin dall’introduzione, della poesia come di uno spazio comune e condiviso, “organo di un corpo collettivo e impersonale”, che Guglielmin intende esplorare senza pregiudizi di sorta, con la consapevolezza che ogni autore, anche il più importante, è una voce singola che vi contribuisce senza però compiutamente poterlo rappresentare, se non come singolarità che trova la sua ragione nella complessità dell’insieme: insomma poesia come, mutuando un termine informatico, “sistema open source”, patrimonio comune di codici e contenuti a cui ciascuno può contribuire con le sue “compilazioni-riscritture” o “librerie” di contenuti e di stili, soggette anch’esse a continua revisione in un processo evolutivo mai lineare. […]
Riassume bene l’idea di Guglielmin in merito alla poesia questo passaggio cruciale a pag.365: “Compito preliminare del poeta, la cui natura di ricercatore è intrinseca alla sua stessa essenza nomadica e pionieristica, è definire la propria area d’intervento, alla quale egli si dedicherà per un certo tempo o per sempre, scegliendo strumenti e metodi d’indagine e d’azione che riterrà più opportuni, consapevole che l’oggetto, intrigante e intricato, è comunque sempre il linguaggio nei suoi elementi”, il cui combinato disposto con la dichiarazione, più volte sottolineata, sulla missione del poeta a contrasto della società omologante a tutti i livelli, ivi compreso quello del linguaggio, che va ricostruito, dà bene il segno dell’impostazione critica che permea il libro. […]
Continua…
Il testo completo della recensione su Laboratori Poesia
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