haneul kim
Riflessione di Paolo Gera su una poesia di Fabrizio Bregoli, introdotta da una poesia di Piero Marelli
Abito una geografia di nebbia perpetua.
Qui non esiste neppure l’attesa, sono un’orbita sconsolata
che gira e non sa dove vuole andare, completata
da occhi cavi e ininterrotti, perché questo è il solo modo
per dimenticare, l’idea della felicità passata un modo
per mentire a se stessi, nel luogo che non ha fame
né sete, calma in questa quiete che è l’insulto
all’eternità, facce imperiali che qui, come nei musei,
hanno perso il loro naso, bambini sciocchi che hanno ragnatele
come occhiali, una pianura senza vento
dove l’unica cosa d’imparare è il silenzio,
cedendo a una solitudine come ultima ricompensa.
Continuando a credere in quelle parole che hanno bisogno
di misurarsi con gli sguardi prima della loro scomparsa
nei giorni sottili dell’abbandono, mancando il respiro
che era la mia dedizione…
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Molto interessante. Una riflessione profonda che trovo attuale.
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Si tratta di abbandonare l’egocentrismo poetico a favore del concetto lato di poesia come condivisione, eredità che si ha il dovere etico di trasmettere
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