Settantasettesimo appuntamento con la rubrica “Poesia a confronto” sul blog “Laboratori Poesia“.
Il tema affrontato oggi è Pugni nello stomaco con il confronto fra poesie di Rosselli, Ginsberg, Sexton, Ferrari.
La poesia può essere quanto di più lontano esista dalla concezione comune e popolare per cui deve essere testimonianza del sublime, dell’elevato, della bellezza nel senso alto. La poesia sa essere anche denuncia senza compromessi, può usare un linguaggio irriverente, sgradevole per il lettore, fino al punto di essere traumatico, respingente. È quanto avviene nei testi che proponiamo.
Amelia Rosselli ci dà l’evidenza di una voce femminile di rottura che usa un linguaggio impudico, densamente analogico, a tratti indecifrabile, con una sintassi irregolare e scomposta, una scelta dei termini inconsueta e impudica a partire da “urina” nel primo verso. La sensazione che se ne raccoglie è di un rapporto estremamente turbato con l’esistenza, la difficoltà a darle ordine, a trovare le parole concilianti che possano giungere a una sintesi: il dilemma resta irrisolto, la ferita aperta.
Con Allen Ginsberg, di cui si riporta l’incipit del suo celeberrimo poema “Urlo”, siamo di fronte al grido di denuncia e di libertà delle nuove generazioni che si stanno imponendo su un mondo tradizionalista, conservatore, perbenista. Il maggior esponente della beat generation usa una terminologia concreta, senza orpelli, per rappresentare un mondo nuovo per il quale serve appunto una lingua nuova.
[…]
ALLEN GINSBERG
(DA Urlo, 1955-56)
Ho visto le migliori menti della mia generazione
distrutte dalla pazzia, affamate, nude isteriche
trascinarsi per strade di negri all’alba in cerca di droga rabbiosa
hipster dal capo d’angelo ardenti per l’antico contatto celeste
con la dinamo stellata nel macchinario della notte,
che in miseria e stracci e occhi infossati stavano su partiti a fumare nel buio soprannaturale di soffitte a acqua
fredda fluttuando nelle cime delle città, contemplando jazz
che mostravano il cervello al Cielo sotto la Elevated
e vedevano angeli Maomettani illuminati barcollanti su tetti di casermette
che si accucciavano in mutande in stanze non sbarbate bruciando denaro nella spazzatura
e ascoltando il Terrore attraverso il muro
[…]
(Da Allen Ginsberg, Jukebox all’idrogeno, a cura di Fernanda Pivano, Ugo Guanda Editore, 2001)
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L’appuntamento con “Poesia a confronto” è a martedì prossimo.
Per consultare l’elenco di tutte le uscite del martedì della rubrica Poesia a confronto accedere al link.
Grazie Fabrizio, scritture inquietanti come i tratti del mondo, e noi a scegliere (le volte che ci è concesso) da che parte guardare, guardarci.
Non distogliere lo sguardo da ciò che turba, che è comunque nostro, forse perché dimora profondamente in noi: ecco il senso, direi