Settantaseiesimo appuntamento con la rubrica “Poesia a confronto” sul blog “Laboratori Poesia“.
Il tema affrontato oggi è Cuore con il confronto fra poesie di Dante, Wordsworth, Dickinson, Corazzini.
Il cuore, come luogo depositario dei sentimenti più intimi, o della memoria secondo altre tradizioni, o addirittura dell’anima sensitiva o dell’anima tout court: tutte convinzioni che, per quanto oggi destituite di evidenza dalle acquisizioni scientifiche, continuano tuttavia a avere un ascendente importante sull’immaginario, e di conseguenza sulla poesia, anche contemporanea.
Nella celebre poesia di Dante, in apertura alla Vita Nuova, al saluto (quindi l’invocazione di grazia e di salvezza) ai fedeli d’amore che ne sanno intendere le ragioni e l’essenza, segue l’apparizione di Amore, in forma personificata, che nutre “madonna”, ossia Beatrice, offrendole in pasto, con un’immagine macabra e potente insieme, il cuore del poeta. Tutto gioca su un’evidente simbologia nella ritualità tutta stilnovistica che prevede l’unione indissolubile fra amante e amata, fino alla reciproca identificazione dell’uno nell’altra, senza soluzione di continuità.
[…]
DANTE
(Da Vita Nuova, 1292-1295)
A ciascun’alma presa e gentil core
nel cui cospetto ven lo dir presente,
in ciò che mi rescrivan suo parvente,
salute in lor segnor, cioè Amore.
Già eran quasi che atterzate l’ore
del tempo che onne stella n’è lucente,
quando m’apparve Amor subitamente,
cui essenza membrar mi dà orrore.
Allegro mi sembrava Amor tenendo
meo core in mano, e ne le braccia avea
madonna involta in un drappo dormendo.
Poi la svegliava, e d’esto core ardendo
lei paventosa umilmente pascea:
appresso gir lo ne vedea piangendo.
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L’appuntamento con “Poesia a confronto” è a martedì prossimo.
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