Quarantatreesimo appuntamento con la rubrica “Poesia a confronto” sul blog “Laboratori Poesia“.
Il tema affrontato oggi è Il grande dittatore con il confronto fra poesie di Montale, Brecht, Zsymborska, Moravia.
Il giudizio storico sulla figura di Hitler è chiaro, inequivocabile. Nessuna attenuante, nessuna giustificazione plausibile. Tuttavia, come accade per molti altri dittatori del passato e del presente, l’attenzione sul personaggio è stata e rimane molto viva, l’interesse da parte della letteratura inestinta: indagare l’origine, le ragioni del male resta un mistero irrisolto; denunciarlo, condannarlo un’esigenza irrinunciabile, senza compromessi ed esitazioni.
Analizzeremo oggi come la figura storica e simbolica di Hitler è stata oggetto di argomento in poesia, in un viaggio nei versi di quattro importanti autori della contemporaneità, che con il personaggio storico hanno avuto innegabili punti di contatto, o esperienza diretta.
Nel caso di Montale la “occasione” è il viaggio di Hitler a Roma (6 maggio 1938), la “giornata particolare” che segna l’alleanza nefasta fra Italia fascista e Germania nazista, con tutte le conseguenze tragiche che ne deriveranno. L’atmosfera della poesia è cupa, da bolgia infernale (“stagione morta”, “falene impazzite”, “messo infernale / tra un alalà di scherani”, “lugubre attesa / dell’orda”, “tregenda”); anche i negozi di giocattoli sono indizio della guerra prossima (“cannoni”, “giocattoli di guerra”), della strage bene simbolizzata dal “muso dei capretti uccisi”, dal “sozzo trescone d’ali schiantate”. Tutto sembra perduto, il destino di morte tracciato nell’evidenza delle immagini bibliche; anche l’intercessione salvifica della donna-angelo Clizia sembra stentare (nonostante il preziosissimo dantismo “il non mutato amor mutata serbi”). Ma resta ancora una labile speranza anche se “tutto” è “arso, succhiato”, una luce a margine: “respiro di un’alba che domani per tutti / si riaffacci”, per quanto da “greti arsi”, dalle rovine. Il registro è magniloquente, tragico: Hitler, tranne che nel titolo, non è mai espressamente nominato ma è presente in ogni verso, artefice silenzioso del male, che “stride come fuoco / e ha punte di sinibbio”.
[…]
EUGENIO MONTALE
(Da “La bufera e altro” – Neri Pozza, 1956)
LA PRIMAVERA HITLERIANA
Né quella ch’a veder lo sol si gira…
Dante (?) a Giovanni Quirini
Folta la nuvola bianca delle falene impazzite
turbina intorno agli scialbi fanali e sulle spallette,
stende a terra una coltre su cui scricchia
come su zucchero il piede; l’estate imminente sprigiona
ora il gelo notturno che capiva
nelle cave segrete della stagione morta,
negli orti che da Maiano scavalcano a questi renai.
Da poco sul corso è passato a volo un messo infernale
tra un alalà di scherani, un golfo mistico acceso
e pavesato di croci a uncino l’ha preso e inghiottito,
si sono chiuse le vetrine, povere
e inoffensive benché armate anch’esse
di cannoni e giocattoli di guerra,
ha sprangato il beccaio che infiorava
di bacche il muso dei capretti uccisi,
la sagra dei miti carnefici che ancora ignorano il sangue
s’è tramutata in un sozzo trescone d’ali schiantate,
di larve sulle golene, e l’acqua séguita a rodere
le sponde e più nessuno è incolpevole.
Tutto per nulla, dunque? – e le candele
romane, a San Giovanni, che sbiancavano lente
l’orizzonte, ed i pegni e i lunghi addii
forti come un battesimo nella lugubre attesa
dell’orda (ma una gemma rigò l’aria stillando
sui ghiacci e le riviere dei tuoi lidi
gli angeli di Tobia, i sette, la semina
dell’avvenire) e gli eliotropi nati
dalle tue mani – tutto arso e succhiato
da un polline che stride come il fuoco
e ha punte di sinibbio ….
Oh la piagata
primavera è pur festa se raggela
in morte questa morte! Guarda ancora
in alto, Clizia, è la tua sorte, tu
che il non mutato amor mutata serbi,
fino a che il cieco sole che in te porti
si abbàcini nell’Altro e si distrugga
in Lui, per tutti. Forse le sirene, i rintocchi
che salutano i mostri nella sera
della loro tregenda, si confondono già
col suono che slegato dal cielo, scende, vince –
col respiro di un’alba che domani per tutti
si riaffacci, bianca ma senz’ali
di raccapriccio, ai greti arsi del sud…
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L’appuntamento con “Poesia a confronto” è a martedì prossimo.
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