Oggi su Laboratori Poesia la nota di lettura all’ultimo libro di poesia di Sergio Gallo dal titolo “Approdi/Landings” (Arsenio, 2020).
” […] la poetica di Sergio Gallo conferma la fedeltà al suo dettato che porta da sempre l’autore a una scelta assolutamente controcorrente e personale: una poesia in costante colloquio con la scienza, con una pratica coerente a livello di temi e di linguaggio adottati. Non si tratta qui di impiegare il linguaggio scientifico al di fuori del suo contesto più naturale per generare nuove metafore o immagini poetiche ad effetto – con il rischio che operazioni di questo tipo comportano nella direzione dello stucchevole o del forzato, del preconfezionato in laboratorio – ma di poesia sulla scienza e per la scienza che non ha quindi bisogno di un appiglio esogeno a cui fare riferimento e che vive autonomamente dei suoi contenuti, della sua lingua.
[…] E naturalmente il tema del viaggio, che è all’origine di tutta la letteratura occidentale (basti pensare, una per tutte, all’Odissea), qui sviluppato andando a sostituire la componente immaginifica e fantastica del mito con i dati oggettivi che si possono raccogliere attraverso il riscontro del metodo scientifico, testimonia che anche da parte di quest’ultimo è possibile suscitare quel senso dello stupore che è innato in ciascuno di noi come membro della specie umana. Si consideri a dimostrazione di questo la descrizione del pianeta Venere, così realistica e capace tuttavia di condurci in un’atmosfera di sogno, ricca di sollecitazioni sensoriali e intellettive: “infernale / mondo ammantato di nubi / d’acido solforico”, “incandescente superficie / immersa nell’oscurità, / sulfurei bagliori arancione”, “infuocati deserti rocciosi / enormi distese laviche / possenti vulcani”.“
[…] Se è vero che forse solo le specie più resistenti saranno destinate a preservarsi di fronte alle imprevedibili mutazioni del cosmo (“gerbilli, tardigradi, platelminti / tisanuri, collemboli, onischi”), in parte questo esito finale catastrofico, ipotizzabile alla luce dei segnali incontrovertibili desunti dalla scienza, è imputabile proprio all’uomo, alla sua condotta sempre più insana e delirante rispetto all’ordine intrinseco allo stato di natura. E da sempre Sergio Gallo concepisce la propria poesia come uno strumento per risvegliare e sensibilizzare le coscienze, inchiodare la civiltà contemporanea alle sue responsabilità, alla necessità di una scelta di rottura rispetto al corso intrapreso. Non a caso nell’epilogo a questo lavoro, in cui è esplicito il riferimento al ruolo della scrittura (“Nubi di Magellano d’inchiostro /separate da incolmabili distanze”), il lavoro del poeta – si dice – è lo stesso di quello del lombrico, fertilizzatore della terra, sempre con la massima umiltà, pur nella lucidità della missione affidatagli.“
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Con Sergio Gallo, Elena Cattaneo e Gianfranco Isetta è nato anche il progetto poetico Tardigrada (accedere al link per leggere alcuni testi).
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