Novantottesimo appuntamento con la rubrica “Poesia a confronto” sul blog “Laboratori Poesia“.
Il tema affrontato oggi è Dialetti con il confronto fra poesie di Porta, Belli, Marin, Loi.
La poesia dialettale, per un paese come l’Italia che vanta numerose varianti locali anche fra comuni vicini, rappresenta un grande valore, grazie alla presenza di autori di grande profilo e originalità che danno un contributo fondamentale alla letteratura nazionale, pur non scrivendo in lingua.
Partiamo dai classici del genere: il milanese Porta e il romano Belli. La loro poesia, come nei due esempi riportati, ritrae spesso personaggi tratti dalla vita reale, come avviene per Carlo Milanes e per er Cardinale, che sono rappresentati in versi con un tratto realistico e provocatorio, per mettere in risalto difetti, contraddizioni, ipocrisie, compromessi che la vita quotidiana comporta. L’ironia, tipica della tradizione comico-realistica, è il tratto comune ai due testi che, dal punto di vista formale, rispettano le forme chiuse della tradizione: in entrambi i casi si tratta di perfetti sonetti in endecasillabi, con osservanza rigorosa del metro e delle rime.
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CARLO PORTA
Sissignor, sur Marches, lu l’è marches,
marchesazz, marcheson, marchesonon,
e mì sont el sur Carlo Milanes,
e bott lì! senza nanch on strasc d’on Don.
Lu el ven luster e bell e el cress de pes
grattandes con sò comod i mincion,
e mì, magher e biott, per famma sti spes
boeugna che menna tutt el dì el fetton.
Lu senza savè scriv né savè legg
e senza, direv squas, savè descor
el god salamelecch, carezz, cortegg;
e mì (destinon porch!), col mè stà su
sui palpee tutt el dì, gh’hoo nanch l’onor
d’on salud d’on asnon come l’è lu.
(Da Poesie di Carlo Porta; a cura di Dante Isella; collezione: I meridiani; A. Mondadori Editore;
Milano, 1975)
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L’appuntamento con “Poesia a confronto” è a martedì prossimo.
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