Il titolo della raccolta di Dario Marelli, autore a noi noto da tempo e che leggiamo sempre con piacere, testimonia della volontà di una poesia che sappia interpretare il mondo con tutta l’immediatezza e la spontaneità che sono proprie dello sguardo di un bambino, in ciò vicina alla poetica pascoliana – e non solo – del fanciullino, come fa ben notare anche Ivan Fedeli nella sua prefazione al libro. Si vedano questi versi, così emblematici:
Spogliarsi dell’inutile
tornare come al padre in mare aperto.
All’innocente origine del tempo.
Ma sarebbe riduttivo limitarsi a questo, perché l’autore ha in sé la consapevolezza dell’uomo che si è confrontato a denti stretti con il mondo, ne conosce la complessità densa di opportunità e sproni al bene, e al tempo stesso di ingiustizie connaturate e mali apparentemente inestirpabili, una realtà eterogenea e multiforme con la quale la poesia di Marelli sceglie con responsabilità di confrontarsi, assumendo anche i tratti della poesia dell’impegno, civile se preferite.
Una tensione etica e un impegno attraverso la parola poetica che troviamo sia ben riassunto dalla chiusa della poesia “Antropogonia” – poesia dove, di scena la caccia, l’uomo scopre l’inutilità della violenza, compresa quella rivolta agli altri esseri viventi – e in cui si prospetta l’idea di un bisogno profondo di rieducazione al bene, al sé più autentico
Laggiù ignaro sulla riva del fiume
un cerbiatto si disseta solitario
qui sotto il manto duro della neve
spunta al sole un nuovo fiore.
L’ipotesi di un uomo in costruzione.
Sfera intima, che va difesa e preservata, e consapevolezza dell’appartenenza a una collettività, da cui non si può e non si vuole sottrarsi, sono i due bracci della bilancia tra i quali la poesia di Marelli oscilla, alla ricerca di un equilibrio che non è mai stazionario, ma una pulsione dialettica in cui la sua voce trova aperture sempre nuove, strade tutte sue.

La impostazione della poesia di Marelli ha una naturale vocazione di rimando alla tradizione poetica, soprattutto italiana e novecentesca; ha una misura in sostanza classica, sia quando sceglie forme metriche più regolari sia quando si affida a una versificazione più libera. I versi hanno una dizione e contenuti nitidi e comunicativi, nessuna fuga orfica o eccesso metaforico: la parola è nuda, diretta e senza torsioni deformanti, esposta al vaglio del lettore che ne trae risonanze, accordi possibili.
Proprio come scrive Ivan Fedeli nella sua prefazione al libro: aldilà di tutte le difficoltà, contraddizioni e avversità della vita che questa poesia documenta e indaga, “c’è una forza intrinseca nel valore della parola, che si fa largo e offre luce, pur nel sentore di uno scacco”: è questa la peculiarità della poesia di Marelli, che rifiuta di arrendersi anche dove la cruna è strettissima, il varco pare ostruito. La poesia è sfida ininterrotta, in campo aperto.
Mi parlano i sassi, mi dicono cose
che non so capire, che sanno d’amore
come steli d’ossa a suggerire cime,
cattedrali turrite alle pendici del vento,
sacre, sul filo tra nuvole e neve.
Ed io, misero incompiuto uomo,
galleggio sospeso a indovinare chi sono.
Altre informazioni sul libro e sul lavoro poetico di Dario Marelli sono disponibili sul sito dell’editore:
http://www.montedit.it/scheda-libro,3023/dario-marelli/con-le-ali-di-un-bambino.html
Grazie di cuore per la lettura attenta, competente, precisa, profonda. Un bellissimo regalo di natale, caro Fabrizio!!