Settantacinquesimo appuntamento con la rubrica “Poesia a confronto” sul blog “Laboratori Poesia“.
Il tema affrontato oggi è Sigarette con il confronto fra poesie di Laforgue, Vigolo, De Libero, Merini.
Si sa che nuoce gravemente alla salute, ma si sa altrettanto bene che per molti è un capriccio o un autentico piacere al quale è impossibile rinunciare: la sigaretta, compagna di molti momenti delle nostre vite, è anch’essa un oggetto che non ha mancato di solleticare la fantasia e la creatività dei poeti.
Partiamo con l’ironia di Laforgue: fumare una sigaretta diventa spregio nei confronti del destino imposto all’uomo dagli dèi, una reazione ribelle e impertinente alla sorte precaria dell’uomo che, grazie alla sigaretta, entra in una “infinita estasi”, seppure momentanea, in cui avviene l’incredibile, i sogni prendono forma in una gioia inaspettata, anche se tutto, molto più prosaicamente, si chiude lasciando come traccia soltanto un “pollice arrostito come un cosciotto d’oca”.
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JULES LAFORGUE
(Da Le sanglot de la terre, 1880)
La cigarette
Qui, ce monde est bien plat: quant à l’autre, somettes.
Moi, je vais résigné, sans espoir à mon sort,
et pour tuer le temps, en attendant la mort,
Je funte au nez des dieux de fines cigarettes.
Allez, vivants, luttez, pauvres futurs squelettes.
Moi, le méandre bleu qui vers le ciel se tord
me plonge en une extase infinie et m’ endort
comme aux parfums mourants de mille cassolettes.
Et j’entre au paradis, fleuri de reves clairs
où l’on voit semeler en valses fantastiques
des éléphants en rut à des chreurs de moustiques.
Et puis, quand je m’éveille en songeant à mes vers,
je contemple, le creur plein d’une douce joie,
mon cher pouce roti comme une cuisse d’oie.
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L’appuntamento con “Poesia a confronto” è a martedì prossimo.
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