Trentaduesimo appuntamento con la rubrica “Poesia a confronto” sul blog “Laboratori Poesia“.
Il tema affrontato oggi è La malattia, con il confronto fra poesie di Jacopone, Quasimodo, Merini, Valduga.
La malattia è parte ineludibile delle nostre vite, ci pone di fronte alla nostra fragilità di esseri viventi, biologicamente determinati: è una delle prove più dure della vita, lascia solchi profondi, spesso porta a modificare la nostra percezione del mondo, il nostro rapporto con gli altri e con noi stessi. A questo tema, particolarmente impegnativo, è dedicato il confronto di oggi.
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La poesia di Quasimodo, scritta durante la convalescenza all’ospedale Botkin di Mosca, è dedicata a una “infermiera della sorte”, una perfetta sconosciuta. Eppure nel momento della fragilità, della sofferenza, bastano le attenzioni di un’infermiera a ridare speranza: da figura anonima Varvara Alexandrovna diventa emblema della “Russia umana / del tempo di Tolstoj o di Majakovskij” in contrasto con il “gelo” della sua terra, diventa quasi una sorta di seconda madre, perché nella malattia ci si riscopre tutti uguali, “una moltitudine di mani che cercano altre mani”.
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SALVATORE QUASIMODO
(da “Dare e avere” – Mondadori, 1966)
VARVARA ALEXANDROVNA
Un ramo arido di betulla batte
con dentro il verde su una finestra a vortice
di Mosca. Di notte la Siberia stacca il suo vento
lucente sul vetro di schiuma, una trama
di corde astratte nella mente. Sono malato:
sono io che posso morire da un minuto all’altro;
proprio io, Varvara Alexandrovna, che giri
per le stanze del Botkin con le scarpette di feltro
e gli occhi frettolosi, infermiera della sorte.
Non ho paura della morte
come non ho avuto timore della vita.
O penso che sia un altro qui disteso.
Forse se non ricordo amore, pietà, la terra
che sgretola la natura inseparabile, il livido
suono della solitudine, posso cadere dalla vita.
Scotta la tua mano notturna, Varvara
Alexandrovna; sono le dita di mia madre
che stringono per lasciare lunga pace
sotto la violenza. Sei la Russia umana
del tempo di Tolstoj o di Majakovskij,
sei la Russia, non un paesaggio di neve
riflesso in uno specchio d’ospedale
sei una moltitudine di mani che cercano altre mani.

L’appuntamento con “Poesia a confronto” è a martedì prossimo.
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