Sul blog Versante Ripido, potete leggere la recensione al bel libro “Oggi ti sono passato vicino” di Tommaso Urselli (Ensemble Editore, 2020).
Scrivo nella nota di lettura:
“Se è possibile individuare un tema conduttore, come suggerito con evidenza dalla sezione eponima, è il ricordo del padre, la sua presenza pervasiva nel libro, anche nelle sezioni in cui meno ci si aspetterebbe di trovarla; un padre, ci annota l’autore, che era anche lui poeta e con il quale avviene una sorta di passaggio del testimone, a inseguire quei “pesci-parole” che lui scriveva, che il figlio oggi raccoglie non solo come omaggio alla memoria, ma come percorso che va continuato (“camminare / è parlare coi piedi”): quello forse il rimedio alla “rabbia / di essere sempre soltanto / figlio.”. Il tema dell’addio (per usare le parole di Milo De Angelis) è declinato con sobrietà e intensità emotiva, senza mai cadere nel patetico o nel sentimentalistico: la lingua asciutta dell’autore e il rispetto che è dovuto al lettore / pubblico, lezione del teatro, si combinano nella costruzione di un universo interiore essenziale e ricco di connotazioni al tempo stesso. Il dialogo con chi ci ha lasciato diventa allora l’attraversamento di una porta a doppia mandata (come si sottolinea nella intensa “Giorno otto”), una soglia dalla quale è impossibile decifrare l’ingresso e l’uscita, o frapporre un diaframma impermeabile all’osmosi fra i due mondi: “E sono fuori // o dentro non lo so.”. E ad attraversare questo varco sono proprio le parole, che affrontano sfrontatamente il silenzio, lo obbligano a rispondere: “una lingua / questo cerco”. Tema, quello del rapporto fra padre e figlio, del loro distacco forzato, per la legge della nostra mortalità, che riverbera anche nelle sezioni che hanno a sfondo una matrice mitologica (come nel caso di “In labirinto” ispirata al noto mito del minotauro a cui si combinano le vicende di Dedalo e Icaro e di Teseo), contribuendo così alla coesione del lavoro, avendo come filo conduttore il non arrendersi a “l’autunno che divora la mano”.
[…]
Nell’insieme, riteniamo che il libro dia una buona prova delle doti poetiche dell’autore, confermate in numerosi testi e con esiti spesso convincenti. Il libro ha inoltre l’indiscusso merito di evitare la ripetitività, sia di temi sia di stili, mantenendo alta l’attenzione del lettore, non facendo venir mai meno l’elemento sorpresa, combinato a una certa freschezza e curiosa godibilità del linguaggio, come avviene anche per il testo di commiato “Miei figli”, poesia in prosa monologante in cui l’autore assomma molta della ricerca sulla parola evidente negli altri testi.“
Fabrizio Bregoli
La nota di lettura integrale è disponibile su Versante Ripido. Ringraziamo Claudia Zironi e tutta la redazione per l’ospitalità.
Buona lettura!
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