Site icon La poesia di Fabrizio Bregoli

A piè di pagina su Elena Cattaneo – CorpInEvidenza

Leggo oggi una selezione di inediti di Elena Cattaneo su Laboratori Poesia e mi sorge spontanea qualche considerazione data la frequentazione assidua con la sua poesia.

Sono colpito in particolare dal primo testo che qui riporto:

corponumerouno
 
il corpo della mancanza
in assenza di fuga
placentale
con polmoni da liberare
un grido che hai offerto
in quel settembre rovente

L’idea del corpo mi richiama immediatamente la duplicità fra corpo fisicamente inteso e corpo inteso come carattere tipografico, come se il corpo cercasse per l’appunto di sedimentarsi sulla pagina, trovare varco nello spazio della poesia. E poi quel corpo “uno” che non è solo un numero, un cardinale usato in accezione ordinale, ma riferito al corpo tipografico è anche l’unità minima possibile, un nucleo di partenza così impercettibilmente atomico da apparire appunto “corpo della mancanza”. Qui assistiamo insieme a una richiesta di accesso alla vita, di ingresso nella vita da parte di corpo e parola già semanticamente fusi, coincidenti fino a sovrapporsi: accesso che è innanzitutto “fuga” ossia sottrazione al vuoto dell’origine e al vuoto come sostrato insopprimibile di fondo, che rivendica il suo dominio rispetto al diritto di evasione da parte del corpo. Ecco allora come il corpo-parola cerchi il primo respiro, proprio come nella nascita, quel respiro che si fa “grido” in tutta la tensione dei “polmoni da liberare”, dell’organo che vuole adempiere alla sua funzione vitale, strappare la vita al giogo “placentale” che ancora la trattiene. Assistiamo a un agone drammatico fra corpo e parola entrambi in cerca di un’affermazione che non può avvenire: il grido non si fa né sillaba né lallazione né altra forma intellegibile, rimane potenzialità tragicamente espressa e consumata nel suo stesso fuoco innaturale, quello di un “settembre” che perde la sua connotazione mite, equinoziale, ma diventa “rovente”.

Insomma una poesia perfettamente costruita in cui nulla è fuori posto, ogni scelta semantica e ritmica è perfettamente concepita, per dare un risultato di assoluta qualità poetica.

Una poesia dalla consistenza abrasiva, incapace del compromesso consolatorio, quella a cui ci ha abituato e porta avanti con consapevolezza Elena Cattaneo.

Sulla poesia di Elena Cattaneo potete anche leggere l’articolo Datemi un corpo che rompa il vuoto

e la recensione al suo libro Il dolore un verso dopo apparsa su Blanc de ta nuque.

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