Da "Notizie da Patmos" (La Vita Felice, 2019)

ISOTOPI

A volte penso a noi come a due isotopi

diversi solo per peso specifico

stesso ceppo, radice condivisa.

Come deuterio e trizio, le varianti

dell’atomo d’idrogeno, costretti

all’avvicinamento

nel confine di uno spazio comune,

a vincere la nostra repulsione

in un’unione nuova, luce intatta.

Una fusione controllata, senza

scorie. Energia pulita.

Il nucleo primo di una stella minima.

(Fisica di un’impresa non riuscita)

HEISENBERG

L’imbroglio è sempre la luce, quel suo

scalfire i corpi, sbozzarli dal nero

ordinarne regole, spazi.

Travolgerli nel loro buio esatto

con la sua lama buona,

obbligare i volti a intridersi.

Illuderli che siano conoscibili

a misura di un noi inesplorato,

fingere emendabile la frattura

l’indeterminazione sanata.

ISTRUZIONI ALCHEMICHE PER IL COMPOSTAGGIO

Raccogliere e impilare sfalci d’erba,

gusci di noci, fondi di caffè

filtri del tè, ossa, altre immondizie buone.

Rivoltare due o tre volte l’anno, piano

per riattivare il ciclo del silenzio.

Di quando in quando innaffiare, aggiungere

qualche altra scoria, emersa da uno specchio

dimenticato. Pressare a dovere

come a reprimere un singhiozzo buio,

un ricordo di frodo.

Poi maturare a fondo, concedere

varco al tempo, alla sua lama gentile.

Talvolta – dopo un terremoto d’anni –

vi affiora una poesia.

SEMPRE E SOLO UN’IPOTESI

Sempre e solo un’ipotesi, un respingere

laterale, come fosse un intruso

a porgere la mano, osare spazio.

Esige questo, uno scendere a patti,

la sua sintassi opaca, risoluta.

Basta poco, quella macchia sghemba

che s’arremba alla pelle, come un fiordo

buio appeso alle labbra. O un affiorare

lento, come da una matrice antica,

di un conto che non torna,

un ammutinamento delle cellule.

Perché in sostanza siamo quest’estrudersi

del corpo, ambire a senso, direzione

a una misura che si compie.

Ardire un passo in più, un verso oltre.

GEOGRAFIA DI CONFINE

Avevi la passione dei confini

tracciare fronti di demarcazione,

la loro geografia compiuta. Solida.

Per questo t’affidavi alle cartine

quella certezza di valichi e passi,

ciò che serve a dare ordine alle vite,

fosse anche un limbo nel deserto, un muro

una zona demilitarizzata.

A noi non è servito confinarci

ciascuno in un cordone sanitario

perché c’è sempre una metà che manca,

l’amore che rimane impronunciato.

C’è bastato credere

franca una terra di nessuno, noi

intatti territori d’oltremare,

colonie di un’uguale solitudine.