ISOTOPI
A volte penso a noi come a due isotopi
diversi solo per peso specifico
stesso ceppo, radice condivisa.
Come deuterio e trizio, le varianti
dell’atomo d’idrogeno, costretti
all’avvicinamento
nel confine di uno spazio comune,
a vincere la nostra repulsione
in un’unione nuova, luce intatta.
Una fusione controllata, senza
scorie. Energia pulita.
Il nucleo primo di una stella minima.
(Fisica di un’impresa non riuscita)
HEISENBERG
L’imbroglio è sempre la luce, quel suo
scalfire i corpi, sbozzarli dal nero
ordinarne regole, spazi.
Travolgerli nel loro buio esatto
con la sua lama buona,
obbligare i volti a intridersi.
Illuderli che siano conoscibili
a misura di un noi inesplorato,
fingere emendabile la frattura
l’indeterminazione sanata.
ISTRUZIONI ALCHEMICHE PER IL COMPOSTAGGIO
Raccogliere e impilare sfalci d’erba,
gusci di noci, fondi di caffè
filtri del tè, ossa, altre immondizie buone.
Rivoltare due o tre volte l’anno, piano
per riattivare il ciclo del silenzio.
Di quando in quando innaffiare, aggiungere
qualche altra scoria, emersa da uno specchio
dimenticato. Pressare a dovere
come a reprimere un singhiozzo buio,
un ricordo di frodo.
Poi maturare a fondo, concedere
varco al tempo, alla sua lama gentile.
Talvolta – dopo un terremoto d’anni –
vi affiora una poesia.
SEMPRE E SOLO UN’IPOTESI
Sempre e solo un’ipotesi, un respingere
laterale, come fosse un intruso
a porgere la mano, osare spazio.
Esige questo, uno scendere a patti,
la sua sintassi opaca, risoluta.
Basta poco, quella macchia sghemba
che s’arremba alla pelle, come un fiordo
buio appeso alle labbra. O un affiorare
lento, come da una matrice antica,
di un conto che non torna,
un ammutinamento delle cellule.
Perché in sostanza siamo quest’estrudersi
del corpo, ambire a senso, direzione
a una misura che si compie.
Ardire un passo in più, un verso oltre.
GEOGRAFIA DI CONFINE
Avevi la passione dei confini
tracciare fronti di demarcazione,
la loro geografia compiuta. Solida.
Per questo t’affidavi alle cartine
quella certezza di valichi e passi,
ciò che serve a dare ordine alle vite,
fosse anche un limbo nel deserto, un muro
una zona demilitarizzata.
A noi non è servito confinarci
ciascuno in un cordone sanitario
perché c’è sempre una metà che manca,
l’amore che rimane impronunciato.
C’è bastato credere
franca una terra di nessuno, noi
intatti territori d’oltremare,
colonie di un’uguale solitudine.