La poesia di Gabriella Cinti sembra emergere da un fondale mitico e mistico in cui la parola lotta e si divincola per liberarsi dalla “prigione della materia”, attingere all’Essere nella sua natura più ancestrale, ricongiungersi al mistero dell’Origine, termine che si ripete più volte in questo suo ultimo lavoro “Prima”, edito da puntoacapo. In questo senso la poesia della Cinti è cosmogonica, crede nella forza creatrice e rivoluzionaria della parola. Immergersi nel prima non significa tuttavia negare il presente: anzi, significa proprio tentare di indagarne la ragione e l’essenza, aldilà della precarietà che è insita in ogni contingenza circostanziata, nel quotidiano che altrimenti non potrebbe sfuggire alla misura dell’effimero.
Il linguaggio impiegato da Gabriella Cinti è ricco, denso di metafore e di espedienti verbali, utilizza a piene mani il gergo scientifico (con vocaboli tratti dall’astronomia, dalla biologia, dalla zoologia, dalla botanica, dalla fisica quantistica), ma quest’ultimo è uno strumento per risalire alla matrice spirituale dell’universo: la poesia della Cinti è istintuale, materica per definizione, è il tramite per risalire a quel contatto primigenio con l’Uno di cui l’apparizione del due, del duale, vela la realtà, maschera la verità incandescente che spetta proprio al poeta riportare alla luce. È un viaggio verso la luce, appunto, quello intrapreso da Gabriella Cinti, la riappropriazione di quello spazio condiviso in cui possono rivivere e permanere gli affetti (anche quelli più intimi e personali), ma in cui soprattutto è possibile riscoprire il senso dell’umanità, privato di qualunque condizionamento apocrifo, affrancato dalla gabbia ingannevole del Divenire. Il rapporto empatico con le altre forme viventi, comprese le più umili (alghe, protozoi, primati preistorici), oggetto di invocazione e di dialogo privilegiato dei versi della Cinti, sono l’ammissione di una visione olistica del “bios”, di un universo in cui “tutto si tiene”, costituzionalmente: alla parola poetica tocca modularne il respiro, dargli voce, risalire allo pneuma dell’origine da cui tutto prende forma e ragione. Il percorso evolutivo diventa allora cammino dell’Essere, ritorno alla consapevolezza che spetta alla poesia assicurare, riattingendo alla sua matrice più elementare, ossia il suo saper essere insieme nitida e oracolare, primariamente tesa al vero e al bello.
Sono tutti elementi che è possibile ritrovare nella poesia di Gabriella Cinti a cui il lettore si deve avvicinare pronto a esserne travolto, condotto oltre la sfera più immediatamente razionale, in quella rete di nessi necessari e profondi di cui il cosmo è naturalmente tramato.

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