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Poesia a confronto: Montagne

Novantunesimo appuntamento con la rubrica “Poesia a confronto” sul blog “Laboratori Poesia“.

Il tema affrontato oggi è Montagne con il confronto fra poesie di Burns, Manzoni, Pozzi, Orelli.

Dopo aver già affrontato, nei confronti precedenti, poesie aventi come motivo conduttore il mare, i laghi, i fiumi, è ora la volta della montagna, altro paesaggio naturale suscettibile di notevoli riflessioni e suggestioni per la parola poetica.

Uno dei testi della tradizione più noti e a tema è la composizione che Burns dedica alle sue montagne di Scozia, una vera e propria invocazione che viene scandita con la ripetizione della parola chiave “addio”: è il canto di chi, costretto a lasciare la sua terra, è consapevole che il suo cuore resterà sempre su quelle montagne, indissolubilmente legato agli elementi naturali e sentimentali che caratterizzano quell’ambiente unico.

Ci sono similitudini evidenti con il passaggio qui proposto dalla ben nota invocazione “Addio monti” di Lucia Mondella ne “I promessi sposi”, un testo in prosa che per la sua scansione ritmica, per il linguaggio elegiaco che lo connota, per l’intensità emotiva che lo anima si avvicina moltissimo alla poesia in versi. Anche in questo caso assistiamo alla riflessione di chi, costretto dalla necessità degli eventi, deve abbandonare la sua terra, vede infranti tutti i sogni e le aspettative che credeva di potervi realizzare, nella semplicità di una vita modesta, senza ambizioni inarrivabili. Qui l’elemento peculiare che caratterizza il testo è il rifugio nella fede, la sola che può consolare da un tale distacco perché: “Chi dava a voi tanta giocondità è per tutto; e non turba mai la gioia de’ suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande.”

[…]

ALESSANDRO MANZONI

(Da “I promessi Sposi”, Cap. VIII, 1840)

Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; torrenti, de’ quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana! Alla fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente, tratto dalla speranza di fare altrove fortuna, si disabbelliscono, in quel momento, i sogni della ricchezza; egli si maraviglia d’essersi potuto risolvere, e tornerebbe allora indietro, se non pensasse che, un giorno, tornerà dovizioso. Quanto più si avanza nel piano, il suo occhio si ritira, disgustato e stanco, da quell’ampiezza uniforme; l’aria gli par gravosa e morta; s’inoltra mesto e disattento nelle città tumultuose; le case aggiunte a case, le strade che sboccano nelle strade, pare che gli levino il respiro; e davanti agli edifizi ammirati dallo straniero, pensa, con desiderio inquieto, al campicello del suo paese, alla casuccia a cui ha già messo gli occhi addosso, da gran tempo, e che comprerà, tornando ricco a’ suoi monti.

[…]

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L’appuntamento con “Poesia a confronto” è a martedì prossimo.

Per consultare l’elenco di tutte le uscite del martedì della rubrica Poesia a confronto accedere al link.

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