Poesia a confronto: Poesia e arte

Settantaduesimo appuntamento con la rubrica “Poesia a confronto” sul blog “Laboratori Poesia“.

Il tema affrontato oggi è Poesia e arte con il confronto fra poesie di Keats, Auden, Williams.

“Trasporre opere dell’arte figurativa (pittura, affresco, scultura, etc..) in versi (procedimento noto, per i tecnici, come ecfrasi) è una sfida non semplice della quale abbiamo diverse testimonianze in poesia, tre delle quali sono oggetto del confronto di oggi.

Il primo testo, celeberrimo, è l’ode su un’urna greca di Keats. Molto probabilmente l’ode è ispirata a un’urna realmente vista dall’autore e l’impresa in versi tentata da Keats cerca di incarnare in poesia lo spirito di quella “leggenda istoriata”. Alla imperturbabilità dell’arte in cui la vita è per sempre scolpita nel marmo si contrappone la transitorietà di ogni accadimento umano, destinato a consumarsi dopo essere avvenuto nella sua bruciante fattualità. L’arte permette così di dare voce e rendere plausibili anche “arie senza suono”, è lo spazio dove tutto permane e potrebbe accadere. Ma l’arte è anche una “fredda pastorale”, manca della sostanza contraddittoria e pulsante di cui è fatta la vita, pur nella sua inevitabile imperfezione e nel suo destino che la porta all’auto-cancellazione, all’auto-consunzione. Ecco allora la chiusa sentenziosa, così misteriosa nella sua apparente semplicità: “”Beauty is truth, truth beauty”, e come intenderlo pienamente è un enigma ancora aperto a cui ciascuno può dare la sua personale decifrazione.”

[…]

JOHN KEATS

ODE ON A GRECIAN URN

Thou still unravish’d bride of quietness,
Thou foster-child of silence and slow time,
Sylvan historian, who canst thus express
A flowery tale more sweetly than our rhyme:
What leaf-fring’d legend haunts about thy shape
Of deities or mortals, or of both,
In Tempe or the dales of Arcady?
What men or gods are these? What maidens loth?
What mad pursuit? What struggle to escape?
What pipes and timbrels? What wild ecstasy?

Heard melodies are sweet, but those unheard
Are sweeter; therefore, ye soft pipes, play on;
Not to the sensual ear, but, more endear’d,
Pipe to the spirit ditties of no tone:
Fair youth, beneath the trees, thou canst not leave
Thy song, nor ever can those trees be bare;
Bold Lover, never, never canst thou kiss,
Though winning near the goal yet, do not grieve;
She cannot fade, though thou hast not thy bliss,
For ever wilt thou love, and she be fair!

Ah, happy, happy boughs! that cannot shed
Your leaves, nor ever bid the Spring adieu;
And, happy melodist, unwearied,
For ever piping songs for ever new;
More happy love! more happy, happy love!
For ever warm and still to be enjoy’d,
For ever panting, and for ever young;
All breathing human passion far above,
That leaves a heart high-sorrowful and cloy’d,
A burning forehead, and a parching tongue.

Who are these coming to the sacrifice?
To what green altar, O mysterious priest,
Lead’st thou that heifer lowing at the skies,
And all her silken flanks with garlands drest?
What little town by river or sea shore,
Or mountain-built with peaceful citadel,
Is emptied of this folk, this pious morn?
And, little town, thy streets for evermore
Will silent be; and not a soul to tell
Why thou art desolate, can e’er return.

O Attic shape! Fair attitude! with brede
Of marble men and maidens overwrought,
With forest branches and the trodden weed;
Thou, silent form, dost tease us out of thought
As doth eternity: Cold Pastoral!
When old age shall this generation waste,
Thou shalt remain, in midst of other woe
Than ours, a friend to man, to whom thou say’st,
“Beauty is truth, truth beauty,—that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.”

Continua sul blog “Laboratori Poesia“:

https://www.laboratoripoesia.it/poesia-a-confronto-poesia-e-arte/

Photo by Alexander Ant on Pexels.com

L’appuntamento con “Poesia a confronto” è a martedì prossimo.

Per consultare l’elenco di tutte le uscite del martedì della rubrica Poesia a confronto accedere al link.

Pubblicato da Fabrizio Bregoli

Fabrizio Bregoli, nato nel bresciano, risiede da vent’anni in Brianza. Laureato con lode in Ingegneria Elettronica, lavora nel settore delle telecomunicazioni. Ha pubblicato le raccolte di poesia: “Cronache provvisorie (VJ, 2015), “Il senso della neve” (puntoacapo, 2016), “Zero al quoto” (puntoacapo, 2018), “Notizie da Patmos” (La Vita Felice, 2019). Ha inoltre realizzato per i tipi di Pulcinoelefante il libriccino d’arte “Grandi poeti” (2012) e per la collana Fiori di Torchio la plaquette “Onora il padre” (Serégn de la memoria, 2019). Sue opere sono incluse in “Lezioni di Poesia” (Arcipelago, 2015) a cura di Tomaso Kemeny e in “iPoet Lunario in Versi 2018” (Lietocolle, 2018), sulle riviste “Il Segnale”, “Atelier”, “Alla Bottega”, “Le voci della luna”, “Il Foglio Clandestino”, “Frequenze poetiche” e in numerose antologie e blog di poesia. È fra gli autori aderenti e censiti sul sito Italian Poetry, nato per la diffusione della poesia italiana nel mondo. Gli sono stati assegnati numerosi premi fra i quali: per la poesia inedita, i Premi “San Domenichino”, “Il Giardino di Babuk”, “Giovanni Descalzo”, “Dante d’Oro” , il “Premio della Stampa” al Città di Acqui Terme; per la poesia edita i Premi “Guido Gozzano”, “Rodolfo Valentino”, “Città di Umbertide” e il “Premio Letterario Internazionale Indipendente”. È stato inoltre finalista ai Premi Caput Gauri, Lorenzo Montano e Bologna in Lettere. Sulla sua poesia hanno scritto Tomaso Kemeny, Giuseppe Conte, Ivan Fedeli, Mauro Ferrari, Piero Marelli, Vincenzo Guarracino, Corrado Bagnoli, Sebastiano Aglieco, Paolo Gera, Sergio Gallo, Stefano Vitale, Eleonora Rimolo, Pierangela Rossi, Enea Roversi, e molti altri. Collabora come recensore con il sito “CasaMatta", con la pagina Facebook “Poeti Oggi” e fa parte della redazione di Laboratori Poesia per cui cura la rubrica “Poesia a confronto”.

2 pensieri riguardo “Poesia a confronto: Poesia e arte

  1. Sempre molto profondi i tuoi confronti poetici.
    Trovo la poesia di Auden di una bellezza agghiacciante nella verità del quotidiano incrociarsi di destini che si ignorano. Nell’incapacità finale di guardare ancora all’altro.

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