Non tutti sanno che Ezra Pound si dedicò attivamente allo studio dell’economia, concependo, sulla stregua di alcune riflessioni teoriche nate in quegli anni, una sua visione personalissima della moneta, in accordo alla sua battaglia convinta contro ogni forma di usura. Si può immaginare di applicare il pensiero economico di Pound alla attuale situazione storica? Ne parlo nell’articolo
Neoliberismo e crisi pandemica: una lettura monetaria in chiave poundiana
Dico nell’articolo :
“Pound parla sempre e soltanto, a proposito del credito, di usura: il prestito a interesse ha per lui quest’accezione, perché si basa sull’idea del denaro che remunera sé stesso, mentre il denaro dovrebbe essere semplicemente un mezzo per regolare e incentivare il commercio di beni e servizi. La moneta-scambio dovrebbe allora essere distinta dalla moneta-risparmio perché le due sono legate a impieghi completamente diversi e non intercambiabili. Se la moneta-risparmio deve mantenere solido il proprio valore a tutela del cittadino, la moneta-scambio deve favorire la circolazione del denaro e quindi non può valere sine die. Pound giunge addirittura a ipotizzare una moneta-scambio che si deprezzi automaticamente a scadenze temporali predefinite; se ipotizzassimo un deprezzamento del valore nominale del 2,778% ogni mese, la moneta-scambio varrebbe zero dopo 36 mesi (3 anni) e questo spingerebbe il cittadino al suo impiego rapido e proficuo per innescare la macchina produttiva, impedendone di conseguenza l’accumulo improduttivo (o la speculazione).
Ha senso oggi parlare, come Pound, ancora di usura, ha senso ritenerla la causa principale delle crisi economico-finanziarie, e quindi il male da estirpare per avere una società più giusta? Oggi che il costo del denaro è addirittura negativo? Parrebbe un’evidente contraddizione, ma tale non è. Il tasso d’interesse negativo va in realtà a erodere la moneta-risparmio (non è il deprezzamento di cui parla Pound che dovrebbe valere per la sola moneta-scambio), mentre la moneta-scambio mantiene di fatto il proprio valore nominale intatto. Per ottenere moneta-scambio il cittadino che ne è privo deve comunque ricorrere al credito che avrà tassi positivi, negoziati secondo logiche di mercato; lo Stato che necessita di moneta per gli investimenti pubblici dovrà a sua volta richiedere credito ai cittadini o alle banche per finanziarsi. Il risultato netto è comunque l’indebitamento di Stato e di cittadini che, come aggravante, vedono svalutati i propri risparmi o beni.
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