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Su “Ionùda” di Mariangela Maio – Edizioni Dialoghi

Mariangela Maio, in questa sua opera prima, rivendica con decisione fin dal titolo l’esigenza interiore di una poesia dell’io che possa esporsi senza alcun inutile travestimento, denudandosi appunto. Ne deriva una poesia molto intima, lirica nei suoi fondamenti, tutta centrata sull’esposizione della ferita e del disagio interiore che ne nasce, associabili essenzialmente al dramma amoroso che sbalza con evidenza dai versi. Siamo nella categoria della poesia che rivendica di essere scritta da una donna, che si espone con l’evidenza della sua corporeità, della sua sensibilità di genere con tutte le implicazioni che ciò comporta a livello identitario. Come avviene per molte opere prime, il materiale ha una certa eterogeneità di fondo, sia come contenuti sia come ricerca stilistica, e in alcuni testi non si resta immuni da una certa convenzionalità; ma dove l’autrice si cimenta nella ricerca di un linguaggio più libero dai tòpoi, già molto frequentati, della tradizione e, in definitiva, più spontaneo, gli esiti sono decisamente più riusciti. Questo si rileva soprattutto in alcuni felici esiti epigrammatici (“Sbatte questo silenzio, / piega le ossa. / L’aria è solo respirare”) e nei testi in cui l’autrice non teme di esporsi, scevra da schematismi rigidi, decidendo di essere solo sé stessa, “l’occhio fermo / del nero di un corpo”, come dice nel secondo testo eponimo del libro. L’orizzonte culturale dell’autrice è ampio e non esita a combinare nella stessa raccolta omaggi a Saffo e a Frida Kahlo così come al più “pop” Brunori Sas: anche questa una forma del “contemporaneo”.

Auguriamo all’autrice di proseguire nel suo percorso di ricerca e di scavo interiore, con esiti sempre più maturi e convincenti: una sfida che ci accomuna tutti come artigiani della parola.

Per informazioni e per l’acquisto libro di seguito il link con la pagina dell’editore

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