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Poesia a confronto: Ricette in poesia

Quarantaseiesimo appuntamento con la rubrica “Poesia a confronto” sul blog “Laboratori Poesia“.

Il tema affrontato oggi è Ricette in poesia con il confronto fra poesie di Bianchi, Pascoli, Fabrizi, De Filippo, Balestrini.

La poesia non ha mai rinunciato ad accettare sfide, anche le più impervie o singolari; fra queste ne affronteremo nel confronto di oggi una particolarissima: la ricetta in versi, sperando che nel caso siano di vostro interesse possiate cimentarvi nella loro esecuzione (in definitiva la parola poesia etimologicamente deriva del verbo greco “fare”, concretamente, con le proprie mani, e cosa c’è di più concreto se non cimentarsi in una ricetta?).

Augusto Bianchi, cronista del “Il Corriere della sera” e caro amico di Giovanni Pascoli, indirizza al poeta, dopo averglielo promesso, una ricetta in versi su uno dei cavalli di battaglia della cucina milanese: il risotto allo zafferano. Scrive Augusto Guido Bianchi (La cucina italiana, 1930): “Una sera, a Pisa, io gli parlai, durante un pranzo improvvisato in casa sua, del risotto alla milanese, che a lui pareva, con quel suo color di zafferano, una preparazione alchimistica. Gli promisi di inviargli la ricetta per farlo. E la promessa mantenni. Dio me lo perdoni, come il Pascoli mi perdonò, cercando nobilitare la ricetta scritta da mia moglie, col tradurla” in versi. Pascoli a sua volta scrisse come tutta risposta una ricetta in versi per un “risotto / romagnolesco”, quello cucinato dalla sorella Mariù. In perfette terzine dantesche, e una chiusa con una quartina, canzonando l’amico e le sue rime in -ai che rimandano a un imprecisato futuro, Pascoli gli propone invece un piatto “più sicuro / perché presente”: anche per il grande poeta, studioso assiduo delle lettere classiche, un piatto ben cucinato è il miglior “ristoro, / dopo il mio greco, dopo il mio latino”.

[…]

AUGUSTO GUIDO BIANCHI

(1904 – Ne “La cucina italiana”, 1930)

Occorre di carbone un vivo fuoco;
la casseruola; cento grammi buoni
di burro e di cipolla qualche poco.
Quando il burro rosseggia, allor vi poni
il riso crudo; quanto ne vorrai
nel mentre tosta l’aglio e poi scomponi.
Del brodo occorre poi: ma caldo assai;
mettine un po’ per volta, che bollire

deve continuo, né asciugarsi mai.
Nel tutto, sulla fine, diluire
di zafferano un poco tu farai
perché in giallo lo abbia a colorire.
Il brodo tu graduare ben saprai,

perché denso sia il riso, allor che è cotto.
Di grattugiato ce ne vuole assai.
Così avrai di Milan pronto il risotto.

GIOVANNI PASCOLI

(1904 – Ne “La cucina italiana”, 1930)

Amico, ho letto il tuo risotto in …ai!

È buono assai, soltanto un po’ futuro,
con quei tuoi “tu farai, vorrai, saprai”!

Questo, del mio paese, è più sicuro
perché presente. Ella ha tritato un poco
di cipolline in un tegame puro.

V’ha messo il burro del color di croco
e zafferano (è di Milano!): a lungo
quindi ha lasciato il suo cibrèo sul fuoco.

Tu mi dirai:”Burro e cipolle?”. Aggiungo
che v’era ancora qualche fegatino
di pollo, qualche buzzo, qualche fungo.

Che buon odor veniva dal camino!
Io già sentiva un poco di ristoro,
dopo il mio greco, dopo il mio latino!

Poi v’ha spremuto qualche pomodoro;
ha lasciato covare chiotto chiotto
in fin c’ha preso un chiaro color d’oro.

Soltanto allora ella v’ha dentro cotto
Il riso crudo, come dici tu.
Già suona mezzogiorno…ecco il risotto
romagnolesco che mi fa Mariù.

INGREDIENTI:
350 gr riso carnaroli
200 gr funghi
100 gr fegatini di pollo
1 bicchiere di passata di pomodoro
1 cipolla
80 gr burro
1 bustina zafferano
carota sedano cipolla prezzemolo per il brodo vegetale

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Photo by William Choquette on Pexels.com

L’appuntamento con “Poesia a confronto” è a martedì prossimo.

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