Alessandro Canzian, su Laboratori Poesia, scrive un’ampia e illuminata nota di lettura su Notizie da Patmos (La Vita Felice, 2019), analizzando nel dettaglio gli elementi stilistici e contenutistici, con un taglio decisamente personale e originale.
Scrive Alessandro Canzian:
[…]
Va da sé che per Fabrizio Bregoli la poesia è innanzitutto studio. Basti vede la sua rubrica: Poesia a confronto. Un tema, la ricerca di diversi autori classici e contemporanei, un confronto acuto, intelligente ma anche leggero, non divulgativo ma nemmeno troppo lontano da una buona leggibilità.
Tutte queste caratteristiche le ritrovo in Notizie da Patmos. Non a caso Fabrizio ha necessità di inserire, in chiusa, note d’avvertimento per far comprendere la tessitura dei versi che non si esauriscono in se stessi, ma affondano nel passato. Carducci, Anedda, Luzi, Sereni, Pound, Pasolini, Hesse, Lorenz, Gera, Mariano, Campo, Giudici, Montale, Fortini, Zanzotto, Eliot, Rilke, Celan, sono solo alcuni dei poeti che si nascondono fra queste pagine. Che sono stati la base di queste pagine.
Versi equilibrati, eleganti, che trattano l’io come fosse una parte dell’insieme, come fosse una distanza dal quale osservare meglio non sé stessi ma il mondo. E, nel momento di un avvicinamento, un noi.
La scelta poi dello stile, che alterna giochi musicali che talvolta sforano nella rima (senza cadere nella cantilena), sa lasciarsi ispirare da terminologie scientifiche, tecniche, attraverso una modalità che ormai da qualche decennio vuole la poesia attingere ad altre sfere linguistiche. Un modo per sopravvivere, per espandersi, per comprendere meglio il mondo.
Perché la poesia è questo, è comprensione del mondo. E fin dall’inizio Fabrizio lo ammette:
L’algebra è, nel suo stesso atto costitutivo, anello di congiunzione.
Arte della riparazione.
(Come la poesia)
Un Come la poesia tra parentesi come l’io, come la propria presenza nel mondo.
[…]
Ma soprattutto Notizie da Patmos è un canto alla poesia, alla sua possibilità di essere svelamento e conoscenza senza facili speranze ma con la forza di una dignitosa posa elegante che non forza il verso, ma chiede al verso stesso (e di conseguenza al tutto) d’essere ordinato, lineare, anche nel suo nulla. Talvolta un inevitabile nulla.”
Alessandro Canzian
La recensione completa è disponibile sulla rivista Laboratori Poesia
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