Site icon La poesia di Fabrizio Bregoli

Recensiomatic di Roberto R. Corsi

Le recensioni, soprattutto quando si configurano come note di lettura con riferimenti circostanziati ai testi o, meglio ancora, come analisi critiche, sono uno strumento utile alla comprensione di un libro. Per chi non conosce il libro possono rappresentare uno stimolo a frequentarlo, per chi l’ha già letto l’opportunità di confrontarsi con un altro lettore o critico e valutare punti di incontro o di dissenso rispetto all’opera, trarne spesso anche nuove prospettive di indagine.

Constatato che le recensioni sono quindi un mezzo utile e lecito alla promozione libraria, per il caso specifico della poesia in cui la dimensione del mercato è oggettivamente limitata e soprattutto nel caso dei piccoli editori le prospettive di vendita si riducono a poche decine o qualche centinaio di copie (queste ultime solo per pochissimi), si capisce come uno dei principali strumenti di cui dispone l’autore per valorizzare il proprio testo sia, oltre alla partecipazione ai festival, alle letture collettive e ai premi, il maggior numero di adesioni da parte dei recensori, più o meno quotati, più o meno qualificati, più o meno amici.

Stante la ovvia e naturale pulsione narcisistica dell’autore (si vedano in tal senso anche le considerazioni di Stefano Guglielmin nel suo La lingua visitata dalla neve) questo può innescare pericolosamente (nessuno immune, incluso il sottoscritto) una sorta di “caccia alla recensione”, condotta senza esclusione di colpi. Al netto di tutto questo, spesso sono davvero rare le note di lettura illuminate, obiettive, contestualizzate che non si trasformano solo in incensamenti sopra le righe o in entusiasmi eccessivi dello scrivente. Quindi cui prodest?

Può essere d’aiuto a rispondere la provocazione intelligente di Roberto R. Corsi con il suo Recensiomatic, generatore automatico di recensioni, combinazione pseudo-random (immaginiamo) di “luoghi comuni della critica” e “riferimenti prezzolati” che costruiscono la recensione perfetta che ogni ego ipertrofico si aspetterebbe. E se la recensione non piace, basta premere il tasto F5 e averne una più convincente, a propria immagine e (narcisistica) somiglianza.

Nuova frontiera del dialogo fra Poesia e Computer?

Ci ho provato pure io a usare il vaticinio recensorio, immaginando di avere mandato in lettura il mio Zero al quoto. Ecco l’esito

che mi ha fatto sentire, almeno per oggi, un po’ inquietamente pasoliniano. Sono venuto meno alla disposizione di tenere il tutto strictly confidential, ma tant’è tra amici…

Perché non ci provate pure voi a ottenere la vostra recensione personalizzatissima? Anche se non avete mai scritto un libro perché rinunciare alla vostra recensione?

Prova Recensiomatic

Grazie Roberto R. Corsi che ci hai ricordato come è bene contenere sempre le nostre indebite pulsioni narcisistiche.

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