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“Lei mi sorride ancora” di Rita Muscardin

Il romanzo “Lei mi sorride ancora” (Guida Editore, 2018) di Rita Muscardin, vincitore del Premio Letterario Città di Cimitile 2018, ci racconta la storia di Lucia, figlia di esuli istriani originari dell’isola di Lussino, che in occasione di una vacanza presso l’isola, con il marito Davide, scopre i diari della zia Beatrice, quella zia scomparsa da pochi anni e a cui è sempre stata profondamente legata, diari che raccolgono la storia del suo amore per Giuseppe, figlio del calzolaio del paese, osteggiato dal padre di Beatrice, per puro egoismo e conformismo, tanto da impedirle la realizzazione del suo sogno: il matrimonio e una vita solo sua, autentica.

Rita Muscardin, impiegando un linguaggio piano e colloquiale, tutto improntato alla narrazione secondo uno stile che è quello del romanzo tradizionale della grande scuola realista con forti caratterizzazioni storiche e sociali, ci racconta con la vicenda di Beatrice la condizione della donna italiana nei primi anni del secolo, durante il ventennio, quando ancora Istria e Dalmazia erano territori italiani. Ci racconta di una società, quella di quegli anni, tutta centrata su un modello patriarcale estremamente rigido che impediva alla donna di essere padrona del proprio destino, costretta nei suoi vincoli castranti di figlia prima, moglie e madre poi: il tutto con una narrazione diretta, esplicita, che coinvolge il lettore nella drammaticità di quelle storie, suscitando credibilmente in lui quel senso di compassione e di solidarietà che erano proprio i sentimenti che latitavano per le donne in quella società. Il romanzo è un insieme di storie di donne coraggiose, costrette alla limitazione delle proprie libertà e aspirazioni, alla solitudine, alla disillusione più traumatica, eppure capaci di non arrendersi, di credere ancora alla vita, saperla attraversare con dignità e coerenza.

Fra Lucia e Beatrice si viene a creare un filo diretto inscindibile, una connessione che va aldilà del tempo in cui hanno vissuto, fortemente caratterizzata dalla fede fervente che condividono: si origina così quella “corrispondenza di amorosi sensi” che sarà testimoniata dall’accorata lettera lasciata da Beatrice a Lucia, occultata nella certezza che la nipote saprà ritrovarla, farne tesoro.

Il romanzo, alternando parti di narrazione a stralci dai diari di Beatrice e da lettere di Lucia e Beatrice, effettua un’originale commistione di generi in prosa, fra cui anche l’inserimento di un racconto nel romanzo, scritto da Lucia pensando a Beatrice, racconto che si distingue per la vividezza e l’ironia sottile con cui viene raccontata la vita di Beatrice nella dimora per anziani, smascherando le ipocrisie di quel mondo, con un linguaggio aperto, disincantato: per noi è questo racconto la parte del romanzo meglio riuscita sia nel contenuto sia nello stile, scevro da sentimentalismi.

Nel complesso il romanzo dimostra la buona capacità di Rita Muscardin come narratrice, la sua abilità nello strutturare credibilmente l’intreccio e caratterizzare i personaggi – di evidente estrazione autobiografica – e la padronanza accorta della scrittura.

Un romanzo che merita di essere letto, consigliato a chiunque desideri approcciare una narrazione tradizionale tutta improntata al racconto, alla essenzialità e alla verità delle storie che vi vengono narrate.

Per approfondimenti sull’autrice Rita Muscardin rimandiamo al suo sito web alla sua pagina su Wikipoesia

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