Site icon La poesia di Fabrizio Bregoli

Poesia a confronto: Poesia e computer

Ventesimo appuntamento con la rubrica “Poesia a confronto” sul blog “Laboratori Poesia“.

Il tema affrontato oggi è Poesia e computer, con il confronto fra poesie di Balestrini, Silem Mohammad, Pseudo-Shakespeare, Bukowski.

[…] “L’avvento dell’era elettronica, con gli sviluppi nel campo della cibernetica e i progressi dell’informatica fino al paradigma delle reti sociali, rinnova la sfida sul limite plausibile per il poetabile. Se presto i calcolatori, fatte proprie le logiche neuronali e sinaptiche, potranno per successive combinazioni associative ed apprendimento esperienziale divenire essi stessi generatori di versi, assemblatori di poesia prefabbricata, è prospettiva oggi difficilmente prevedibile.” (da iPoet Lunario in versi 2017 – Lietocolle, 2018). Poesia e computer, poesia e rete sono sempre più mondi che sono in comunicazione, in simbiosi fra di loro.

Precursore sull’uso del computer in poesia, per lo meno in Italia, fu Nanni Balestrini nel 1962 con il suo testo “Tape Mark I”. Balestrini usò sul computer IBM 7070 un algoritmo di propria ideazione che consentiva di combinare in modo pseudo-casuale stralci di frasi estratte da testi di terzi, secondo una modalità di cut-up e ricombinazione automatica dei contenuti. Il risultato dell’algoritmo applicato ai dati, poi stampato dal computer su nastro, consentì di elaborare appunto la poesia riportata, la quale colpisce per il suo effetto a tratti straniante, ma conserva nell’insieme un senso ancora intellegibile, anzi paradossalmente arricchito negli scarti semantici generati dalla macchina.

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NANNI BALESTRINI

(Da “Almanacco Letterario Bompiani” – Bompiani, 1962)

TAPE MARK I

La testa premuta sulla spalla, trenta volte
più luminoso del sole, io contemplo il loro ritorno
finché non mosse le dita lentamente e, mentre la moltitudine
delle cose accade, alla sommità della nuvola
esse tornano tutte, alla loro radice, e assumono
la ben nota forma di fungo cercando di afferrare.

I capelli tra le labbra, esse tornano tutte
alla loro radice, nell’accecante globo di fuoco
io contemplo il loro ritorno, finché non muove le dita
lentamente, e malgrado che le cose fioriscano
assume la ben nota forma di fungo, cercando
di afferrare mentre la moltitudine delle cose accade.

Nell’accecante globo di fuoco io contemplo
il loro ritorno quando raggiunge la stratosfera mentre la moltitudine
delle cose accade, la testa premuta
sulla spalla: trenta volte più luminose del sole
esse tornano tutte alla loro radice, i capelli
tra le labbra assumono la ben nota forma di fungo.

Giacquero immobili senza parlare, trenta volte
più luminosi del sole essi tornano tutti
alla loro radice, la testa premuta sulla spalla
assumono la ben nota forma di fungo cercando
di afferrare, e malgrado che le cose fioriscano
si espandono rapidamente, i capelli tra le labbra.

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L’appuntamento con “Poesia a confronto” è a martedì prossimo.

Per consultare l’elenco di tutte le uscite del martedì della rubrica Poesia a confronto accedere al link.

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