Site icon La poesia di Fabrizio Bregoli

Poesia a confronto: Autoritratti

Diciassettesimo appuntamento con la rubrica “Poesia a confronto” sul blog “Laboratori Poesia“.

Il tema affrontato oggi è Autoritratti, con il confronto fra poesie di Alfieri, Foscolo, Manzoni, Leopardi, Bellezza.

Il genere dell’autoritratto dell’artista, del poeta in particolare, si afferma con significativo successo nella nuova temperie romantica, in cui il culto della personalità, dell’individualismo e, in ultima istanza, la costruzione di una immagine “eroica” di sé trovano terreno fertile nel nuovo modello di cultura e società in cui l’iniziativa privata, il modello di mercato libero, le libertà di opinione e pensiero mutuate dall’illuminismo incominciano a prendere terreno.

Con evidenti parallelismi si cimentano in questo genere tre tra i maggiori autori del primo Ottocento, Alfieri, Foscolo, Manzoni, a vario titolo indicati dalla critica come protoromantici, preromantici, romantici a seconda delle sfumature interpretative. Tutti e tre gli autori scelgono la forma chiusa del sonetto, impiegano evidenti citazioni petrarchesche combinate con un linguaggio più contemporaneo, strutturano il sonetto in due parti, usando le quartine per descrivere le caratteristiche fisiche delle proprie persone e le terzine per riassumere i tratti fondamentale della propria personalità. In tutti e tre i sonetti emerge l’immagine di personalità conflittuali in una continua tensione fra passione e ragione, (“la mente e il cor meco in perpetua lite”, “do lode / alla ragion, ma corro ove al cor piace”, “All’ira presto, e più presto al perdono”), guerra interiore tipica dell’eroe romantico. Mentre Alfieri e Foscolo affidano alla morte il compito di dire l’ultima sul loro valore (“Muori e il saprai”, “Morte sol mi darà fama e riposo”), in Manzoni si dà questo compito a “gli uomini e gli anni” pur ribadendo la sostanziale inconoscibilità dello spirito umano nelle sue ragioni più profonde (“Poco noto ad altrui, poco a me stesso”).

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VITTORIO ALFIERI

(Da “Rime” in “Opere postume” – Piatti, 1804)

Sublime specchio di veraci detti,

mostrami in corpo e in anima qual sono:

capelli, or radi in fronte, e rossi pretti;

lunga statura, e capo a terra prono;

sottil persona in su due stinchi schietti;

bianca pelle, occhi azzurri, aspetto buono;

giusto naso, bel labro, e denti eletti;

pallido in volto, più che un re sul trono:

or duro, acerbo, ora pieghevol, mite;

irato sempre, e non maligno mai;

la mente e il cor meco in perpetua lite:

per lo più mesto, e talor lieto assai,

or stimandomi Achille, ed or Tersite:

uom, se’ tu grande, o vil? Muori, e il saprai.

[…]

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L’appuntamento con “Poesia a confronto” è a martedì prossimo.

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