Site icon La poesia di Fabrizio Bregoli

“Rosa del battito” di Donatella Nardin (Fara Editore, 2020)

Segnaliamo all’attenzione dei lettori del blog la nuova pubblicazione della poeta Donatella Nardin dal titolo “Rosa del battito”, di recentissima pubblicazione per i tipi di Fara Editore.

Immagine tratta dal sito dell’editore
http://www.faraeditore.it/vademecum/38-RosaNardin.html

Il libro è introdotto da una prefazione scritta dal prof. Riccardo Deiana e da una nota introduttiva alla lettura di Fabrizio Bregoli, di cui riportiamo alcuni stralci:

“Buttate pure via / ogni opera in versi o in prosa. / Nessuno è mai riuscito a dire / cos’è, nella sua essenza, una rosa.” (“Concessione”, da “Res amissa” in “L’Opera in versi”, Mondadori – 1998): così dice Giorgio Caproni in una sua poesia, affermazione che anche Donatella Nardin crediamo possa sottoscrivere, come emerge dalla poesia in chiusura a questa raccolta, che a questa raccolta dà anche il titolo, dove sono riscontrabili significative corrispondenze con il testo di Caproni: “altro non resta se non l’amore, / rosa del battito // per l’enigma che siamo”. Poesia e mistero si interrogano nella poesia della Nardin, perché è “il non detto” il centro nevralgico della poesia, soltanto questo sa offrire “da solo il suo senso profondo”. […]

È poesia della perdita quella che Donatella Nardin ci offre, nella forma di un dialogo prima di tutto con sé stessa perché possa diventare tramite verso l’altro, tentare un ricongiungimento con quanto abbiamo perduto, con chi abbiamo lasciato, restituirci alla dimensione della “comunione dei vivi e dei morti” (G. Raboni) nella rispettiva compresenza. […]

Eppure questa poesia anela alla ricerca del “centro esatto di luce”, quello dove “da una luce d’altrove” si possa ricreare una “fraternità creaturale / luce che tutti ci smisura”, di “cuori che battono all’unisono / nel petto di un respiro universale”.

Vincere la perdita, dunque; curare la ferita. Dal punto di vista stilistico e formale il linguaggio della Nardin è diretto, improntato alla comunicazione con il lettore, argomentativo; le figure retoriche sono estremamente controllate, le metafore parche; l’indiscutibile matrice lirica di fondo viene compensata dalla concretezza della dizione, coerente con la missione che questa poesia si è data: “sanguinare leggera” per rendere “meno crudo il mancare”. […]

Concludendo, Donatella Nardin ci offre la sua poesia come zona franca, disarmata e disarmante nella sua semplicità schietta, senza inutili camuffamenti, con una voce poetica mai ammiccante, ma fedele solo alla sua necessità di esprimersi, umile nel porgersi all’altro nell’”alba chiara” che ci vede “amici, amanti, fratelli” e, ancora prima, uomini, quell’altro con il quale si condivide “l’enigma che siamo”, così bene espresso nei suoi versi.

Per approfondimenti si rimanda alla scheda del libro sul sito dell’editore:

http://www.faraeditore.it/vademecum/38-RosaNardin.html

Exit mobile version