Site icon La poesia di Fabrizio Bregoli

Recensione a “Fiori Estinti” di Mattia Tarantino

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Leggere la poesia di Mattia Tarantino significa trasferirsi in una prospettiva che esula completamente dalla percezione consueta della realtà (e quindi da certo minimalismo poetico-prosastico di poesia delle piccole cose o della quotidianità scelta a emblema di un mondo). Detto in altri termini, comporta confrontarsi con una parola dalla matrice oracolare, che permette di ascrivere questo linguaggio alla sfera più propria e riconoscibile della poesia orfica, declinata pervicacemente e coscienziosamente in tutte le poesie che compongono questa raccolta. 
L’autore in “Fiori estinti” cerca la parola madre che genera e ripudia, che sconvolge e dà rifugio insieme. […]

Riassumendo, a noi sembra che questa sia poesia di allucinatoria lucidità, che vi prevalga e sia dominante l’idea dell’esistenza come caduta rovinosa nell’essere, da cui scaturisce il bisogno di rintracciare e restituire un nome alle cose, ma sempre sotto la stella di un polemos conflittuale e auto-inflitto, quel “lampo freddissimo” che non è mai del tutto risolutivo. Al più si tratta di raccogliere frammenti o detriti, vissuti o solo intuiti, come fosse possibile precipitarne un senso (“quanto / i cieli crollati nel fiore rivelano”) […]

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